tipo di intervento: concorso di progettazione a una fase / partecipazione
superficie: masterplan 105.500 mq / lotti 3.000 mq
anno: 2024
luogo: Bologna (BO)
ingredienti: kilometro verde, riforestazione urbana, mitigazione, eterocromie dei materiali, edifici a corte, ballatoi sospesi
progettisti: Tommaso Rossi Fioravanti, BSTR architects
strutture: GPA
impianti: Studio Associato Tecneas – Integrated Building Design
paesaggio: Rosso19, BSTR architects

La volontà progettuale è stata quella di ribaltare la concezione tradizionale dell’urbanistica e affrontare il progetto della città secondo i modelli del Landscape Urbanism. Se fino ad oggi le città erano costituite da isolati di edifici intervallati da spazi aperti, in alcuni casi dedicati al verde, d’ora in poi dovranno essere fatte di aree verdi interconnesse in modo da formare un network continuo naturale, al cui interno si trovano “isole” costruite. Non è quindi la città che concede degli spazi al verde, ma piuttosto l’ambiente naturale che accoglie le funzioni urbane.

Per questo quindi come elemento di riconoscibilità e di cambiamento abbiamo proposto il Kilometro Verde: una fascia di ambiente boschivo, una foresta urbana, un canale ecologico largo 50m che parte dalla fermata del peoplemover, accoglie gli edifici e prosegue oltre, fino a raggiungere il parco del Reno ambiente ricco di biodiversità e di pregio ambientale non abbastanza valorizzato dal comune di Bologna. Il Kilometro Verde, concettualmente si configura come un elemento dicotomico rispetto alla linea 20 ferroviaria che corre parallela poco più a sud. Se i treni sono delle infrastrutture veloci, il Kilometro è un’infrastruttura a misura d’uomo, se il grande rilevato ferroviario è un vuoto urbano, la foresta urbana che lo caratterizza è un pieno di biodiversità, ecosistemi e fauna variegata. All’interno del Kilometro Verde si snodano sentieri pedonali e percorsi ciclabili. Il fulcro del progetto è la forestazione urbana, gli edifici devono in tutti i modi diventare parte di questo sistema e farsi avvolgere dalla natura. Fondamentale quindi è stato cercare di ridurne l’impatto anche visivo attraverso l’interruzione dei fronti, la creazione di corpi di fabbrica poco profondi con impianti a corte; l’inserimento di tagli, la sottrazione di volumi e la rotazione di alcuni corpi in modo tale da 19 moltiplicare i traguardi visivi, smaterializzando la pienezza dei volumi. Un fronte su strada scalettato e spesso interrotto smorza l’aspetto imponente e monolitico delle facciate. Il sistema dei portici in sinergia con le grandi aperture a doppia altezza in corrispondenza degli ingressi permette un passaggio graduale tra spazio pubblico e pertinenze private svelando il vero cuore del progetto: le corti.

Le corti di fatto divengono una replica dello spazio pubblico esterno, ma dalle dimensioni più raccolte e domestiche. Su di esse si affacciano tutti i locali ad uso comune come l’officina e il ricovero delle biciclette, quello dei passeggini e il deposito per i corrieri. E’ inoltre necessario attraversarle per accedere agli ascensori e ai vani scala. Nei cortili, i bambini del palazzo possono giocare in sicurezza, i vicini si possono fermare a fare due chiacchere mentre guardano i figli giocare o mentre gonfiano una gomma della bici. Insieme ai ballatoi, i cortili si candidano a luogo naturale d’incontro in cui le nuove famiglie avranno possibilità di conoscersi meglio e più approfonditamente.